di Francesca Celeste Sprea

Piero e il nonno

Piero era bello. Non molto alto, diritto, proporzionato, chioma folta. Nonno Gianni ne era molto orgoglioso. Lo aveva piantato nel suo campo in quell’autunno in cui era finalmente andato in pensione. Oh no, Piero non era suo nipote! Piero era un pero. A nonno Gianni era venuto da poco il pollice verde. Aveva piantato un ciliegio, per far contento il suo nipotino, un pesco per la nonna, un albicocco che facesse compagnia al pesco, e un pero. Le pere erano il suo frutto preferito: dolci e morbide. Adorava la crostata al cioccolato e pere, la marmellata di pere e menta, e lo strudel di pere e noci.
L’anno successivo solo il ciliegio fece frutta: una sola piccola ciliegia, che non ebbe il tempo di maturare perché mangiata da un merlo che soggiornava in quel frutteto. Ma nonno Gianni sapeva che ci voleva tempo, le piante erano giovani e dovevano rafforzarsi. Infatti l’anno successivo il ciliegio fece le sue ciliegie, il pesco le pesche e l’albicocco le albicocche. Nonno Gianni attendeva settembre per gustare finalmente le sue pere. Ma Piero non fece pere. E nemmeno l’anno successivo, come quello dopo ancora. Passarono gli anni e il ciliegio, il pesco e l’albicocco facevano sempre frutti, a volte di più a volte di meno. Così la nonna si era specializzata nello strudel alle ciliegie, nella marmellata di pesche e nelle albicocche sciroppate. Ma Piero… niente di niente!
Giunse l’inverno e il momento della potatura. Nonno Gianni indossò la sua vecchia giacca blu , il berretto di lana e i guanti da giardinaggio, prese le cesoie e si avvicinò al pero. Era molto arrabbiato con lui! Avrebbe voluto tagliargli tutti i rami. “Senti Piero!” sbraitò nonno Gianni “Se il prossimo autunno non mi fai un po’ di pere, prometto che diventerai legna da ardere nella stufa!”. Voi crederete che gli alberi non abbiano orecchie. E vi sbagliate. Perché l’anno successivo Piero fece tante pere, ma così tante che per il loro peso i rami toccavano terra! Nonno Gianni fu finalmente felice. E anche Piero, perché non finì nella stufa.

Condividi
Invia ad un amico