Luca portava i capelli corti con un piccolo codino dietro già a 5 anni. Indossava sempre jeans e camicia a quadri, con qualche macchia di cioccolata o di ragù sparsa qua e là. Non stava mai fermo, mai! Batteva dappertutto. Con le mani sul tavolo, sulla ringhiera, sul guardrail, sui sassi, sulla porta e sulla scatola delle caramelle. Batteva con il pugno, con le dita aperte, con le dita chiuse, con il palmo, con il dorso, a mano piena o solo con i polpastrelli. Picchiettava, bussava, tamburellava, strisciava. Ma non solo con le mani: usava anche rami e bastoncini, righelli, penne, matite, forchette, coltelli, mestoli di legno, mestoli di acciaio, le chiavi di casa e la pipa del nonno. Gli piaceva sentire come materiali diversi producevano suoni diversi. Le maestre a scuola si lamentavano perché faceva rumore con tutto. E lui controbatteva dicendo che non faceva rumore… stava suonando!
Si avvicinava la fine dell’anno scolastico e tutta la scuola stava preparando uno spettacolo. Ogni bambino aveva il suo ruolo: chi cantava, chi ballava, chi recitava e chi suonava. Quando toccò assegnare una parte a Luca, le maestre furono molto incerte, ma alla fine decisero di rischiare: era nel gruppo “orchestra” e gli affidarono… non il tamburo, e nemmeno il tamburello… ma il triangolo. Con quello poteva “battere” qualcosa, ma almeno il suono era dolce e non avrebbe disturbato. Dopo giorni e giorni di prove, la sera della festa i bambini si esibirono con gran gioia dei genitori. Luca, in ultima fila, suonava fiero il suo triangolo: tra gli sguardi divertiti di tutti gli spettatori lui suonava più forte, più piano, più lentamente, più velocemente, con il battocchio e con le dita, una volta anche con il naso. La sua maestra si copriva occhi e orecchie perché temeva stesse rovinando lo spettacolo. E alla fine della festa gli disse: “Di certo da grande non sarai mai un musicista!”. Eppure lui si era divertito un sacco, là sul palco, davanti al pubblico che applaudiva mentre lui suonava. Per fortuna Luca non prese troppo sul serio le parole della maestra, ma ascoltò solo la sua passione. Col tempo si è specializzato in strumenti a percussione e ora, a distanza di qualche anno, è considerato il miglior percussionista nazionale.