di Francesca Celeste Sprea

La coccinella

Quell’inverno, veniva a trovarci tutte le sere. Appena ci sedevamo a tavola e iniziavamo a mangiare, lei spuntava tra le posate. Non si sa da dove arrivasse. Forse entrava quando il papà chiudeva i balconi, o forse abitava nel lampadario della cucina.
Camminava di qua e di là, sulla tavola imbandita. A volte seguiva le stradine blu della tovaglia scozzese.
Si arrampicava sulla caraffa dell’acqua e sulla bottiglia del vino. Ma gli effluvi del vino la stordivano un pochino e puntualmente cadeva a gambe all’aria. Era più sveglia e agile dei suoi cugini cimici che rimanevano per ore a zampe in su: muoveva le zampette per girarsi, ma se proprio non ci riusciva, apriva un po’ le ali e zumpete… eccola di nuovo in piedi.
Le piaceva fare l’equilibrista, girando in tondo sul bordo del bicchiere: non è mai caduta dentro!
Una volta però cadde nel purè! Per fortuna non era molto caldo.
Se aveva sete beveva un po’ d’acqua dal cucchiaino, e se trovava il coperchio del vaso aperto del miele, ne leccava un pochino.
A volte spariva: la cercavamo dappertutto, sotto i piatti, vicino al pane… ma niente. Le piaceva giocare a nascondino mimetizzandosi tra le macchie di sugo.
Si divertiva anche a farci il solletico passando di mano in mano, tanto che a volte dovevi stare attento a non schiacciarla perché non te ne accorgevi nemmeno che stava camminando sul tuo gomito.
Una sera, verso primavera, non arrivò.
E nemmeno la sera successiva. La cercammo per qualche tempo, ma niente da fare.
Finché un giorno, dietro al balcone, trovammo un’intera famiglia di coccinelle. Ecco dov’era finita!

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