Era alto alto alto. E magro magro magro. Sembrava un attaccapanni ambulante, se non fosse stato per la sua lunga barba bianca, che pendeva appuntita sotto il naso appuntito, e che gli conferiva un’aria elegante e misteriosa.
Era il preside della scuola. Conosceva a memoria tutti i suoi studenti e le loro date di nascita. Come pure quelle dei loro genitori e dei loro nonni, che molto tempo prima erano stati anch’essi suoi studenti. Con fare signorile amministrava le scuole del paese. Appassionato di piante, talvolta gli piaceva tenere delle lezioni all’aria aperta, spiegando a tutti i benefici di erbe e fiori.
A fine giornata si chiudeva nel suo ufficio. Nessuno sapeva di preciso che cosa facesse, di certo aveva un gran bel da fare. Ma se qualcuno avesse spiato dentro il buco della serratura della porta del suo ufficio avrebbe sicuramente scoperto che… dopo aver tirato ben bene le tende, affinché nessuno lo vedesse… apriva il suo armadio e ne tirava fuori un cappello. Non era un cappello qualsiasi, di quelli a bombetta o a cilindro. Era un cappello appuntito, che si accompagnava perfettamente al suo naso appuntito e alla sua barba appuntita. Insomma, se qualcuno avesse spiato dal buco della serratura del suo ufficio, avrebbe sicuramente scoperto che … il preside… era… un mago. Proprio così, un vero mago con tanto di bacchetta magica e libro di magie.
Prima di indossare il suo cappello blu, controllava che tutte le stelline dorate fossero ben attaccate. Le aveva raccolte proprio lui, in una notte senza luna: allungava le sue lunghe braccia verso il cielo e prendeva le stelle. Sembra impossibile alto com’era, ma talvolta doveva perfino alzarsi sulla punta dei piedi per raccogliere quelle più alte.
Viene spontaneo chiedersi cosa ci facesse un mago come preside della scuola. In realtà scoprì di essere mago in età avanzata, quando con uno starnuto trasformò il professore di lettere in un topo da biblioteca. Per fortuna quando ritornò umano il professore non si ricordava quel che era successo. E da allora il preside fece molta attenzione a non prendersi un raffreddore. Per questo si curava con erbe e piante: temeva che, con un colpo di starnuto, potesse trasformare la scuola in uno zoo.